martedì 28 giugno 2011

Adorazione eucaristica per l'anniversario dell'ordinazione sacerdotale del Santo Padre

Domani mercoledì 29 giugno dalle ore 21.00 alle ore 22.00 presso la chiesa di Santo Spirito ci troveremo per partecipare all'ora di Adorazione Eucaristica che tutte le parrocchie sono invitate a dedicare per il Santo Padre. Infatti proprio domani ricorre il sessantesimo anniversario dell'ordinazione di Benedetto XVI, essendo diventato sacerdote il 29 giugno 1951 nel Duomo di Frisinga all'età di 24 anni, assieme a suo fratello Georg. E' un modo anche per stringerci attorno al Papa in un momento in cui l'attacco al cattolicesimo sta conoscendo nei nostri ambienti livelli sempre più preoccupanti.
Siete tutti invitati.

venerdì 24 giugno 2011

Neanche un centesimo all'edicola della stazione

Non c'è limite allo squallore che ha raggiunto l'edicola della stazione ferroviaria di Ferrara, che mette in bella vista nella sala d'aspetto la locandina a caratteri cubitali di una becera rivista satirica, che nel numero attuale colpisce duro le parrocchie. Mesi fa, il bersaglio era Gesù Cristo stesso, seppur velatamente, sfiorando la bestemmia in luogo pubblico. Ora sono le Parrocchie,sempre sul tema della pedofilia,e in modo chiaro,diretto,volgare. Ovviamente contro Maometto o l'Islam mai una parola. Abbiamo protestato con l'edicolante,dicendo che la locandina é offensiva per la religione cattolica. Lei quindi ha ammesso di non avere obblighi contrattuali di esposizione con la rivista, ma si è rifiutata di toglierla. Proseguiremo la protesta, vedremo in quali modi.Intanto, non lasciamogli neanche un centesimo, ben vengano idee per togliere le offese alla nostra religione dai luoghi pubblici più frequentati della città.

domenica 19 giugno 2011

Libri per l'estate

Se non lo conoscete ( effettivamente non viene citato molto) ve lo consigliamo vivamente: "La storia della rivolta di Pugacev " di Aleksndr Puskin (1799,1837). Nonostante il breve racconto sia datato 1833, conserva una tensione narrativa impressionante che non può lasciare indifferente il lettore contemporaneo. E' la ricostruzione storica di una violenta rivolta scoppiata nel 1771 nei territori degli Zar a confine con l'impero Ottomano,inizialmemte sottovalutata da Mosca. La contro-rivoluzione venne militarmente condotta in modi diversi dai vari generali di volta in volta inviati nella zona, e uno solo , da vero eroe, riuscì nell' impresa. Un toccasana per questi tempi,un vero ricostituente.Buona lettura! Aleksandr Puskin, Racconti, Garzanti.

sabato 11 giugno 2011

La Libia e la cultura del quiz

Interessante commento sul numero di Maggio della rivista "Aereonautica e Difesa" a proposito della guerra in Libia: dopo aver ricordato che "come diceva il barone Von Clausterwitz quando si và in guerra bisogna aver chiaro quale sia l' obiettivo politico da seguire" ne consegue che " andare in guerra senza avere un preciso obiettivo politico é il modo piu' sicuro per perderla." E non essendo chiara la natura dei ribelli libici, anzi, essendosi macchiati di crimini contro i civili come stupri e uso do bimbi in guerra risulta evidente la strana impressione di improvvisazione che avvolge l'operato della NATO e delle nazioni che hanno partecipato, tra cui l Italia che HA GIA' SGANCIATO CIRCA 200 TRA BOMBE E MISSILI (!) . La triste ma saggia conclusione della rivista é che "purtroppo quella che qualcuno ha chiamato la cultura del quiz porta sempre più frequentemente e in tutti i campi ad operare solo con visioni di breve periodo:l'importante é fare qualcosa, tanto non toccherà a noi rimediare alle conseguenze di queste azioni".

martedì 7 giugno 2011

Epilogo Libia

Così scrive in una lettera sulla Libia Giovanni Lazzaretti, del centro culturale "Maritain" di S.Martino in Rio (Reggio Emilia), pubblicata da "La Libertà", da "L'Informazione" e da qualche sito.
Il centro culturale "Maritain" fa parte dei centri culturali Amici del Timone.


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San Martino in Rio, 28 maggio 2011

Caro Direttore,
le racconto una storia bella e triste.
Fino al 2007 le telecomunicazioni di qualunque tipo in Africa costavano una follia: 500 milioni di dollari che l’Africa pagava ad operatori stranieri per l’uso dei satelliti. Dollari che l’Africa non aveva, e che andavano a incrementare il debito già impagabile dei vari stati.
La cosa paradossale è che un satellite costa 400 milioni di dollari: 400 milioni da pagare una sola volta, a fronte di 500 milioni da pagare ogni anno (1). Ma i 400 milioni nessuna banca li finanziava, o li finanziava a tassi da usuraio.
Un industriale italiano viene a conoscenza della vicenda e fa un gesto speciale: mette sul tavolo 300 milioni di dollari. 50 milioni li aggiunge la Banca africana di sviluppo, 27 milioni la Banca di sviluppo dell’Africa dell’Ovest. Il satellite RQ1 viene realizzato e lanciato il 26 dicembre 2007. Rivelerà dei problemi tecnici, ma ormai il via è stato dato: arriva nuova tecnologia cinese e russa, partono satelliti di Nigeria, Sud Africa, Angola e Algeria. E il 4 agosto 2010 parte il secondo satellite africano RQ1R (2)
L’Africa si è quindi affrancata da questa poco nota colonizzazione delle telecomunicazioni. E lo schivo industriale italiano, quando il suo nome sarà noto al grande pubblico, verrà certamente lodato e sarà citato come esempio dalla società civile e dalla Chiesa.
Storia bella. Ma perché anche storia triste? Perché l’industriale italiano non esiste. I 300 milioni di dollari li aveva messi Gheddafi. E anche nel secondo satellite il Libya Africa Investment Portfolio ci aveva messo il 63%. Lungi da essere citato come esempio, Gheddafi viene citato da pazzo e criminale. E bombardato.
Gli hanno anche congelato i beni, come se fosse il suo “tesoretto” di famiglia. 30 miliardi di dollari della Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato), che dovevano servire alla creazione di tre organismi africani: Banca africana d’investimento (a Sirte, Libia), Fondo monetario africano (Yaoundè, Camerun), Banca centrale africana (Abuja, Nigeria). Insomma, tutto ciò che serviva per rendere l’Africa finanziariamente autonoma.
I soldi “congelati” che fine faranno? Beh, nessuno li ruberà. Si aspetta solo che la benefica coalizione euro-americana vada a “finire il lavoro” (ormai non hanno più pudore neanche nel linguaggio), dopo di che la Banca Centrale Libica (di proprietà dello Stato) non esisterà più, e i beni congelati saranno “restituiti” alla nuova Banca Centrale di Benghazi (di proprietà della finanza internazionale), appositamente costituita dai “ribelli cirenaici”. Da qui i miliardi di dollari evaporeranno nella finanza globale.
L’inganno mediatico che ci ha paralizzato il cervello mi stupisce sempre di più. E mi stupisce anche il silenzio del mondo missionario. Sono abbonato a Nigrizia da 25 anni e ricordo bene alcune delle grandi battaglie: nel 2000 la remissione del debito, nel 2003 le bandiere della pace contro la guerra all’Iraq (3), l’insistenza continua sulla scarsità degli aiuti occidentali allo sviluppo dell’Africa, la campagna contro le “banche armate” (banche che finanziano il commercio di armi).
Ora qui abbiamo un leader che si è proposto come efficiente motore dell’Africa: ha dato lavoro e benessere al suo popolo, e si è dato da fare per il continente. Non “remissione del debito”, ma autonomia finanziaria e prestiti a tasso zero o irrisorio. Non “aiuti occidentali”, ma sviluppo autonomo africano. E questo progetto geniale e già ben concretizzato viene distrutto dall’occidente con una guerra di aggressione, senza “bandiere della pace”, nel silenzio di tutti, anche del mondo missionario.
Perché questo silenzio? Non so darmi una risposta.
Forse perché Gheddafi è mussulmano? Si pensava che l’aiuto all’Africa potesse venire solo da una spinta cristiana?
Forse perché Gheddafi è un dittatore? Si pensava che l’aiuto all’Africa potesse venire solo dalle democrazie?
Forse perché Gheddafi è pazzo? Si pensava che una sana costruzione economico – finanziaria potesse venire solo da gente in giacca e cravatta?
No, una sana costruzione economico – finanziaria può venire solo da qualcuno che sia un po’ pazzo, ossia in grado di buttare a mare tutti i luoghi comuni e ripensare le cose da zero.
- L’emissione di denaro deve essere sotto il controllo statale e non bancario.
- E’ il lavoro che genera ricchezza, non la finanza. La finanza deve essere a servizio del lavoro.
- Se hai dei disoccupati, inizia a costruire delle opere pubbliche (4), fino a realizzare la piena occupazione; pagherai il tutto con un po’ di inflazione, ma estremamente più bassa di ciò che prevederebbero le teorie economiche in voga.
- Lo Stato non può licenziare i suoi cittadini. O li farà lavorare, o se li troverà come indigenti da mantenere. O da far emigrare in Europa.
- Eccetera.
Gheddafi e il suo contorno di teste pensanti avevano realizzato tutto questo. Forse quando arriverà questa lettera gli amici in giacca e cravatta (quelli che giocano così bene a ping-pong a Londra) avranno già “finito il lavoro”.
Nella nostra chiesa si recita spesso la preghiera “per i paesi tormentati dalla guerra”. Preghiera giusta, ma sembra quasi passata l’idea che la guerra sia una specie di virus endemico, presente in certe zone e non in altre. In questo periodo sarebbe giusto pregare “perché l’Italia cessi immediatamente ogni partecipazione ai bombardamenti sulla Libia”.
Da parte mia dirò un’Ave Maria quotidiana per Gheddafi e per la Libia: che altro posso fare per dissociarmi dalle azioni belliche del mio paese?
Ieri c’era la TV accesa e mi è capitato di vedere Napolitano che parlava sapientemente a una platea di delegati africani a Roma in occasione della Giornata dell’Africa. “[…] Siamo a fianco dell’Africa […] per combattere le malattie, per diffondere l’istruzione, [per] ridurre la povertà”. Nobili parole. Si è dimenticato di aggiungere il passaggio finale: “…e quando finalmente ce l’avrete fatta, verremo a bombardarvi”. Eh già. Si è dimenticato Napolitano che in Libia le malattie erano vinte, l’istruzione era gratuita e diffusa, e la povertà era diventata benessere?
Mi piacerebbe poter chiudere dicendo che questa vicenda libica è la Caporetto dell’intera informazione occidentale. Purtroppo non è così. E’ stata la Caporetto della verità, ma il sistema dell’informazione, uniformato a un pensiero unico come mai si era visto in passato, rimarrà lì, intatto e soddisfatto. Anche i giornali infatti hanno ben collaborato a “finire il lavoro”.
“Ma se non si può fare nulla, perché continui a perdere il sonno e ad arrabattarti con queste questioni?”.
Perché per un cattolico dire la verità è un obbligo, non è facoltativo. Parafrasando don Milani, “se non salveremo la Libia, ci salveremo almeno l’anima”. (5)
Un caro saluto
Giovanni Lazzaretti

NOTE
1) Luca Rolandi, La Stampa, 20/12/2007
2) Stavolta hanno preteso che il costruttore Thales-Alenia Space partecipasse al finanziamento con il 12%, così si spera che abbia curato al massimo la tecnologia.
3) Di questa campagna condividevo solo l’obiettivo finale, fermare la guerra all’Iraq. Non condividevo per niente la motivazione di fondo, ossia lo slogan “Pace senza se e senza ma”. Che questo slogan fosse privo di ogni consistenza lo si è costatato in occasione dell’attuale guerra alla Libia.
4) “E i soldi per le opere pubbliche dove si prendono?”. Emettendo denaro di Stato. Il problema non esiste quando la banca centrale è statale, lo Stato ha un po’ di risorse naturali e la gente ha voglia di lavorare. “Dire che uno Stato non può conseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire una strada per mancanza di chilometri”.
5) Compito per casa. Perché Strauss-Kahn è stato incastrato proprio in questo periodo? Che relazione c’è tra la sua vicenda e l’attacco alla Libia? Troverete facilmente la soluzione su Internet.

lunedì 6 giugno 2011

Libia: perchè sta accadendo tutto questo?

Cari amici,
torniamo ancora una volta sulla guerra di Libia, che continua a passare sotto un sostanziale
silenzio nonostante i bollettini di guerra rimangano invariati rispetto alle fasi iniziali (più di 100
missioni giornaliere, in media 50 lanci di bombe/missili aria-terra, dati reperibili da più fonti).
Ciò stupisce e non poco; a mantenere i riflettori accesi sono soprattutto alcune riviste specializzate
in questioni militari (ultimo numero di Aereonautica e difesa, per esempio, oppure l'ottimo
Analisi e difesa edito a San Giovanni in Persiceto da Gian Andrea Gaiani) oltre alle poco note
al grande pubblico agenzie missionarie cristiane e alle più note agenzie di volontariato pacifiste (Emergency)
che esprimono chiaramente il loro dissenso ma senza i microfoni di
qualche anno fa,ed infini sparuti gruppi riferibili ad aree di estrema sinistra.
A Poggio Renatico è situata una base aereonautica Nato che , da B.O.C. degli anni novanta
(cioè base di comando per la zona Italiana del centro Nord) è stata promossa, a seguito
delle ristrutturazioni avvenute dopo la guerra fredda, negli anni '90 a sede del comando Aereonautico per il controllo dello
spazio areo della Nato prima per l'Italia e l'europa dell'est poi esteso a tutto il mediterraneo, dall'oceano atlantico
al Danubio.
In pratica, a Poggio Renatico arrivano i dati di tutte le stazioni radar del Mediterraneo, che serviranno poi
al comando Nato di Napoli per dirigere le operazioni aeree.
Abbiamo qualche motivo di sentirci in qualche modo coinvolti, quindi.

Ieri Avvenire pubblicava le esemplari parole del Vescovo di Tripoli mons Martinelli:
"Ci siamo uniti per deplorare l'accaduto ma soprattutto per pregare, perchè la violenza si plachi. In tutti noi resta però la domanda: perchè sta accadendo tutto questo? Siamo rimasti esterrefatti dall'incapacità della diplomazia internazionale e, forse, dal suo pregiudizio che rende impossibile il dialogo con la dirigenza di Tripoli"
Ci piacerebbe che queste parole venissero amplificate da tutti i media, cattolici almeno.
Noi facciamo e faremo la nostra parte.